Il Menù
Abbiamo costruito questo menù come se fossimo cuochi dell’epoca (il cuoco era chiamato scalco).
A quel tempo il problema principale era la conservazione dei cibi. Non c’erano ovviamente frigoriferi e le feste fatte nelle ville venete si svolgevano prevalentemente d’estate, ciò provocava problemi alle vivande che spesso erano preparate con alcuni giorni d’anticipo.
Si ricorreva quindi all’uso costante di spezie che mascheravano gli odori come la cannella, i chiodi di garofano, di cui Venezia aveva il monopolio, oppure a tecniche di lavorazione del cibo come il “saor”, l’affumicatura, la salatura e l’essicazione che ne rallentava il processo di deterioramento. Bisogna ricordare inoltre che alcuni prodotti, oggi base della cucina mediterranea come il pomodoro, le melanzane, i fagioli, il mais, le patate, le carote non erano ancora noti.
A quel tempo venivano utilizzati piuttosto i “topinambur”, le “pastinache”, i ceci, le fave, il miglio, la farina di castagne. Nelle prime tre portate abbiamo quindi riprodotto quello che poteva essere un menù dell’epoca.
Il dessert invece “Bussolà” è un dolce della tradizione vicentina e lo abbiamo voluto riproporre nella stessa forma in cui lo disegnò il “Fasolo” in un affresco di Villa Caldogno. Vi abbiamo aggiunto uvetta sultanina, miele e canditi nel rispetto della cucina della Serenissima.